Maturità 2023 Versione di latino Seneca

 ” Chi è saggio non segue il volgo ” L. A. Seneca

Ecco il testo in latino della versione da tradurre dal latino all’italiano per la seconda prova “Chi è saggio non segue il volgo” di Seneca (tratto dalla lunghissima epistola 94 del 15esimo libro costituita da 74 paragrafi):

Pre Testo

Omnia ista exempla, quae oculis atque auribus nostris ingeruntur, retexenda sunt et plenum malis sermonibus pectus exhauriendum. Inducenda in occupatum locum virtus, quae mendacia et contra verum placentia exstirpet, quae nos a populo, cui nimis credimus, separet ac sinceris opinionibus reddat. Hoc est enim sapientia, in naturam converti et eo restitui, unde publicus error expulerit. Magna pars sanitatis est hortatores insaniae reliquisse et ex isto coitu invicem noxio procul abisse. Hoc ut esse verum scias, aspice, quanto aliter unusquisque populo vivat, aliter sibi.

Traduzione:

Tutti questi esempi, che vengono lanciati ai nostri occhi e alle nostre orecchie, devono essere svelati e un cuore pieno di discorsi maligni deve essere svuotato. La virtù deve essere introdotta nel posto occupato, che estirpi le menzogne e le cose che piacciono contro la verità, che ci separi dal popolo in cui crediamo troppo e ci riporti a opinioni sincere. Questa è infatti saggezza, convertirsi nella natura e essere ripristinati da dove l’errore pubblico ci ha scacciato. Una grande parte della sanità consiste nel lasciare gli istigatori della follia e allontanarsi da questo pericoloso connubio. Affinché tu sappia che questo è vero, guarda quanto diversamente ogni individuo vive per il popolo e per sé stesso.

Testo tradotto in maniera letterale

Non est per se magistra innocentiae solitudo nec frugalitatem docent rura, sed ubi testis ac spectator abscessit, vitia subsidunt, quorum monstrari et conspici fructus est. Quis eam, quam nulli ostenderet, induit purpuram? Quis posuit secretam in auro dapem? Quis sub alicuius arboris rusticae proiectus umbra luxuriae suae pompam solus explicuit? Nemo oculis suis lautus est, ne paucorum quidem aut familiarium, sed apparatum vitiorum suorum pro modo turbae spectantis expandit. Ita est: inritamentum est omnium, in quae insanimus, admirator et conscius. Ne concupiscamus efficies, si ne ostendamus effeceris. Ambitio et luxuria et inpotentia scaenam desiderant; sanabis ista, si absconderis. Itaque si in medio urbium fremitu conlocati sumus, stet ad latus monitor et contra laudatores ingentium patrimoniorum laudet parvo divitem et usu opes metientem. Contra illos, qui gratiam ac potentiam attollunt, otium ipse suspiciat traditum litteris et animum ab externis ad sua reversum.

La solitudine non è per sé stessa maestra dell’innocenza, né le campagne insegnano la frugalità, ma dove il testimone e lo spettatore sono assenti, i vizi si attenuano, il cui frutto consiste nel essere rivelati e osservati. Chi ha indossato una veste di porpora che nessuno poteva mostrare? Chi ha offerto un banchetto segreto nell’oro? Chi, proiettato all’ombra di un albero rustico, ha sfoggiato da solo la pompa del suo lusso? Nessuno si è lussato agli occhi suoi, neppure di pochi o di amici, ma ha esteso l’apparato dei suoi vizi secondo la misura degli spettatori. Così è: l’oggetto di seduzione per tutto ciò di cui impazziamo è sia l’ammiratore sia il complice. Non desideriamo ciò che è efficace, se non mostri ciò che hai realizzato. L’ambizione, il lusso e la perdizione desiderano il palcoscenico; tu guarirai tutto ciò se ti nasconderai. Perciò, se siamo posti in mezzo al frastuono delle città, che un monito stia al nostro fianco e che invece di lodi ai grandi patrimoni, lodi il ricco che trae la sua ricchezza dall’uso limitato. In contrasto con coloro che esaltano il favore e il potere, egli stesso consideri come dono il tempo libero e l’animo rivolto dalle cose esterne alle proprie.

Le Epistulae morales ad Lucilium (“Lettere morali a Lucilio“) sono una raccolta di 124 lettere suddivise in 20 libri, scritte da Seneca negli ultimi mesi di vita. Il destinatario di queste lettere è Lucilio Iuniore, governatore della Sicilia inoltre poeta e scrittore. Non è chiaro ancora se siano missive effettivamente spedite oppure di una pura finzione letteraria. Si pensa comunque sia un epistolario reale, visto che in varie lettere l’autore sollecita una risposta da parte dell’amico. Le lettere esordiscono quasi sempre con una osservazione che riguarda un tema della vita quotidiana, procedendo verso un principio filosofico estratto dalla stessa. Molti dei temi trattati nell’opera sono fondamentali per la filosofia stoica, tra cui l’imperturbabilità d’animo del saggio, il disprezzo della morte e la virtù come bene supremo

 

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